Limite contanti 2023, tutto quello che c’è da sapere su pagamenti e prelievi

Cambia di nuovo l’importo del limite ai contanti per il 2023: ecco come si dovrà procedere per effettuare pagamenti, prelievi e versamenti sul conto.

Limite contanti 2023, tutto quello che c’è da sapere su pagamenti e prelievi

Dal primo gennaio 2023 entra definitivamente in vigore il nuovo limite al denaro contante, per l’esattezza il decimo diverso nel corso di 32 anni, pari a 5.000 euro. Il limite ai contanti del 2023 è quindi più ampio, legittimando i pagamenti fino a 4.999,99 euro.

Al superare di questa cifra, sostanzialmente con pagamenti a partire da 5.000 euro, sono previste sanzioni sia per chi paga che per chi riceve il denaro.

Limiti al contante: i pagamenti

Di fatto, l’unica differenza rispetto agli anni precedenti risiede esclusivamente nell’importo, che ora è aumentato, mentre la disciplina è pressoché invariata. Il ministero dell’Economia ha quindi provveduto preventivamente a chiarire tutti i dettagli, con particolare attenzione al tema più dibattuto, ossia l’applicazione del limite. Il limite ai contanti viene applicato soltanto ai trasferimenti tra soggetti diversi, definizione utilizzata dal ministero dell’Economia per riferirsi nel modo più immediato possibile alle persone giuridiche distinte.

In sintesi, rientrano in questa categoria i pagamenti di qualsiasi genere, proprio perché prevedono necessariamente una distinzione di entità. Allo stesso tempo, la soglia legale deve essere applicata anche ai trasferimenti di denaro, ad esempio tra società intestate alla stessa persona. Quest’ultimo esempio, peraltro, è molto utile per comprendere la decisione di distinguere fra persone giuridiche, così da evitare l’utilizzo delle società e delle aziende per aggirare il limite.

Il limite su versamenti e prelievii

Le uniche operazioni escluse del limite sono i prelievi e i versamenti sul proprio conto personale, in quanto si tratta delle uniche ipotesi in cui il trasferimento di denaro prevede un solo soggetto. Oltretutto questo tipo di attività necessita in maniera molto minore del tracciamento del denaro, poiché il denaro versato o ricevuto effettua un passaggio sempre nel possesso dello stesso proprietario. Allo stesso tempo, tutte le altre problematiche connesse sono regolamentate in maniera indiretta.

I versamenti sul proprio conto corrente, ad esempio, possono essere dovuti a un compenso ricevuto per una prestazione o un servizio erogato. Atto che non può essere compiuto in contanti se la somma è pari o superiore a 5.000 euro. Dunque in automatico tutti i versamenti in contanti superiori a 5.000 euro non provengono da un trasferimento tra soggetti diversi, perciò non avrebbe senso disciplinarli.

Ne consegue che le persone possono, ad esempio, ricevere pagamenti in contanti inferiori a 5.000 euro, metterli da parte e poi decidere di versarli tutti insieme. Allo stesso tempo è permesso prelevare oltre 5.000 euro per compiere dei pagamenti in favore di altri, purché per ogni soggetto non venga oltrepassato il limite. Tra l’altro la legge permette, nel caso di un pagamento superiore alla soglia, di pagare una parte in contanti e la parte eccedente con un metodo tracciabile.

 

Pagamento degli stipendi

La disciplina che regola gli stipendi è invece differente, in quanto in tal caso il pagamento deve essere tracciabile a prescindere dall’importo. La soglia limite ai contanti è quindi irrilevante per questo tipo di pagamenti, che deve avvenire in ogni caso tramite metodi tracciabili.

Dunque per pagare gli stipendi non possono mai essere utilizzati soldi contanti, a meno che non si scelga di versarli personalmente sul conto corrente del dipendente, naturalmente previa autorizzazione scritta del titolare del conto (richiesta dalla generalità delle banche). In questo caso, infatti, il pagamento viene comunque corrisposto in modo tracciabile.

La stessa regola non vale però per quanto riguarda altri pagamenti connessi allo stipendio, come eventuali rimborsi spese per le trasferte. Questo tipo di pagamenti non è sottoposto alla stessa regola sulla tracciabilità, anche se la dichiarazione è sempre imprescindibile. Pertanto eventuali pagamenti aggiuntivi allo stipendio possono essere corrisposti in contanti, nel rispetto del limite legale dei 5.000 euro annui.

Il rapporto fra il datore di lavoro e i dipendenti è in ogni caso differente rispetto ad altri tipi di rapporti economici, per questa ragione la responsabilità ricade pienamente sul datore, al quale possono essere comminate delle sanzioni. Si tratta di fatto dell’unica eccezione alla normale regolazione dei pagamenti, poiché di norma le sanzioni sono attribuite a entrambe le parti. Il divieto di usare i contanti per pagamenti uguali o superiori a 5.000 euro ricade, infatti, sia sul pagatore che sul ricevente. Entrambi partecipano alla transazione e sono quindi ugualmente punibili di fronte alla legge.

Le sanzioni per chi non rispetta il limite

Le sanzioni previste per la violazione di queste regole sono piuttosto salate e, con la sola eccezione degli stipendi, applicate a entrambe le parti. Nel dettaglio:

  • Da 1.000 euro a 1.500 euro per il datore di lavoro che non rispetta la tracciabilità degli stipendi.
  • 1.000 euro per le violazioni del limite ai contanti.
  • A partire da 5.000 euro per le violazioni di importo superiore a 250.000 euro.
  • Da 3.000 euro a 15.000 euro per chi non comunica la transazione.

Le transazioni superiori ai 5.000 euro, infatti, devono essere sempre comunicate al fisco, perché in caso contrario si va incontro a una sanzione ulteriore, indipendente da quella per il pagamento in contanti.